Tuesday, 30 June 2009

Will social media change history? (Part II) Yes, undoubtedly

The debate on the future of traditional media is ongoing, most recently with Steve Ballmer arguing that the crisis is structural.

On the other hand, the debate on the relevance of new media is over. Social media is definitively centerstage, having become the primary source for news from Iran.

Iranians are taking to the streets armed with their mobile phones. Hundreds of videos have been posted on YouTube from the Teheran area in the last month, defying violence and censorship.



Iranian bloggers and tweeters post around the clock, risking their lives, feeding volunteers worldwide who aggregate news and repost them in real time (like Ezekiel on FriendFeed).



Support from abroad also flows through social media, despite the Iranian government's crackdown, with a group on Facebook attracting over 160.000 supporters in 10 days...



...and Joan Baez posting 'We shall overcome' with lyrics in Farsi from her kitchen straight on YouTube.



Whether or not this is enough to topple a government remains to be seen, but social media is surely making history and contributing to democracy.

And will continue to do so as long as the Net remains free and neutral.

PS Yes, we have seen some hint at this in Italy as well.

Saturday, 27 June 2009

Negli ultimi giorni questo blog è stato 'chiuso per disgusto'

(in Italian)

Mentre Luca de Biase ci ricorda una verità lapalissiana ...

«Un meraviglioso dibattito sul New York Times che riguarda come i politici superano gli scandali di tipo pruriginoso. Chiedono scusa, si dimettono, si fanno perdonare. Ma nessuno fa finta di niente, in America.»

... Alessandro Gilioli ci mette di fronte a una realtà che molti non hanno colto.
«Siamo stati abituati a pensare - forse a scuola, quando ci spiegavano il fascismo - che la democrazia o c’è o non c’è. Cioè: o si vive in una dittatura, con la polizia che va nelle case degli oppositori e li trascina in galera, oppure si gode pienamente della libertà, del pluralismo, dei diritti di informazione ed espressione.

Quello che sta succedendo in questi mesi in Italia dimostra che siamo stati abituati a pensare male, o almeno in un modo vecchio.

Dittatura e libertà non sono più concetti on/off, ma poli estremi di una linea con molte fermate intermedie, concetti limiti opposti con tantissime vie di mezzo.

[...]

I giornali di destra - compreso il fighetto Foglio - sbeffeggiano a piene mani quelli che parlano di nuovo fascismo, perchè guardate quanti giornali d’opposizione, quanti siti e quanti blog, e quanta libertà d’espressione.

Certo, certo, questo non è il fascismo che conosciamo, non c’è l’Ovra, né il confino a Ventotene e nemmeno l’olio di ricino.

E’ un’altra cosa, molto più light, e il capo ha consenso popolare, eccetera.

Ma tanto bella da vedere, e da vivere, non è.»

Io ricordo dei versi tratti dal pensiero di Martin Niemoller.

«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perchè rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perchè mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perchè mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perchè non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.»

Sunday, 7 June 2009

Una domanda, una risposta. Chiedo tanto? Secondo Luca de Biase, sì

(in Italian)

Qualche settimana fa mi interrogavo: “Una domanda, una risposta. Chiedo tanto?”. Pochi giorni dopo il Times diceva di no. Luca de Biase oggi osserva lo stesso fenomeno...

«La quantità di balle, smentite, affermazioni prive di fondamento nei fatti, questioni irrilevanti e boiate è stata gigantesca nel corso di questa campagna elettorale.

E uno si domanda perché ci sia questa abnorme inflazione di nulla mentale, posto che prima o poi al confronto con i fatti le balle dovrebbero scoppiare e chi le dice dovrebbe perdere di credibilità fino a scomparire dall'orizzonte politico.»

...e argomenta invece che sì, chiedo troppo. Secondo lui la strategia delle balle in Italia oggi funziona.

E noi ne siamo contemporaneamente complici e vittime. Ma potremmo anche essere gli artefici di un futuro diverso.

Saturday, 6 June 2009

Un amaro confronto (Part II)

(da manteblog)

Ripubblico integralmente un altro post magistrale. Per la par condicio, ma soprattutto per convinzione.

«Pratiche di autostrangolamento
Ieri mi dicevano che il PD ha speso 300.000 euro per la propria campagna elettorale sul web. Devo dire che i risultati si vedono. Questa e’ la immagine in homepage ora



E questa e’ la variante creata al volo da Paolo Beneforti ieri su FF



Quandro avranno capito anche loro quello che è evidente a tutti comincerà a cambiare qualcosa.

Un amaro confronto

(da alfonsofuggetta.org, i link sono in parte miei)

Ripubblico integralmente un post magistrale.

«Sono in aeroporto a CVG. Leggo le notizie su Obama e su Berlusconi. Sono abbastanza stanco e queste letture da un lato mi entusiasmano e dall’altro mi deprimono.

Da un lato c’è un uomo che con compostezza, equilibrio, lungimiranza, vorrei dire saggezza, sta cercando di mettere mano a problemi gravi degli USA e del mondo nel suo complesso.

Dall’altro, dobbiamo assistere a questa telenovela fatta di foto, veline, voli di stato. Certo, non è con questo che si fa opposizione. Ma un presidente del consiglio perché si mette in queste condizioni? Non dovrebbe avere la serietà e la prudenza di comportamenti sobri, da presidente del consiglio? Nel frattempo smentisce il governatore di Banca di Italia che invece ha ragione, e ridicolizza chiunque non la pensi come lui.

È veramente una situazione triste. E non si intravede all’orizzonte nessun Obama che sia capace di avere quell’autorevolezza e quella serietà, vorrei dire, di cui avremmo bisogno.

Si parla tanto dell’antiberlusconismo e lo si critica. Certo anche Obama dice che non è dalle differenze che si riparte e si costruisce. Ma lo dice dall’alto di una autorevolezza e di una credibilità che da noi non c’è. Senza credibilità come ci si può confrontare? E nel centrosinistra quando si avrà il coraggio di parlare di soluzioni praticabili per il paese e non solo di sterili denunce o, peggio, proposte troppo spesso qualunquistiche?

Avremmo bisogno di tanta serietà che invece non c’è, nè da una parte nè dall’altra.

Questo è il problema, molto più del debito pubblico.»

Quando l'avranno capito tutti comincerà a cambiare qualcosa.

Friday, 5 June 2009

Realtà o wishful thinking?

(in Italian)

Continuiamo a farci prendere in giro e la cosa appare stupefacente a chi la guarda dal di fuori. Secondo la Repubblica la situazione è questa.

«L'ira e il silenzio

"Non leggo Repubblica da molti anni e sto meravigliosamente". Chiuso nel migliore dei mondi possibile, dove non esistono domande, non ci sono giornalisti, non arriva la stampa estera ma impazzano le sue televisioni, ieri Berlusconi ha provato a cancellare la realtà, visto che non può spiegarla.

L'immagine grottesca del potere assoluto che contempla se stesso è andata in onda per ben 47 minuti su Canale 5, nel disprezzo non solo di ogni regola - il che in Italia è consueto - ma anche di qualsiasi residua decenza, poi a Sky. Pur nei recinti protetti in cui si mostra, il silenzio del premier sulle 10 domande di Repubblica lo sovrasta, le sue contraddizioni lo inseguono, le bugie lo circondano.

Deve parlarne ogni giorno, mentre dichiara di voler tacere, deve affrontarle mentre fugge. Così, non potendo giustificare le troppe menzogne di questo "ciarpame" politico, prova a negarle, "nientificando" il reale: "Io non ho dato alcuna versione".

Poi la denuncia di un complotto internazionale, con la stampa straniera impegnata in una campagna "anti-italiana": a Berlusconi non viene in mente che sono i suoi comportamenti il vero danno per l'Italia. Infine la minaccia a Repubblica: "perderà molti lettori". Si tranquillizzi, signor Presidente. La sua ira e il suo silenzio, da soli, spiegano la nostra funzione e le nostre domande.»

PS Un lettore, ancorché temporaneo, l'hanno guadagnato e sono io. Sono gli unici, insieme al Giornale di Paolo Berlusconi, che hanno provato a fare giornalismo investigativo. Per dimostrare una tesi? Certo. Il giornalismo investigativo è proprio questo. Guai a chi non ne capisce il valore.

Wednesday, 3 June 2009

Will social media change history?

(from imb)

An interesting side effect of social media, on historians' view the past.

«There is a cliche that many people often share about history, and how it is written by the victors. The conquerors across the world, for the most part, are the ones who transcribed the history for others to read.
[...]
The history today will be different. With technology and social media, we have the effortless ability to capture our individual truth and experience in minute detail and save it on shared servers for the world to access hundreds or thousands of years from now. Ironically, this fact may make the study of history that much more complicated, as historians in the future will have many versions of truth to study and contrast.»

Note to self: remember to read this again in 2059 and post the answer.

 
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